Zelmira

Soggetto

Zelmira, dramma in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, fu rappresentata per la prima volta a Napoli il 16 febbraio 1822, al Teatro San Carlo.

Interpreti della prima rappresentazione: Antonio Ambrosi (Polidoro), Isabella Colbran (Zelmira), Giovanni David (Ilo), Andrea Nozzari (Antenore), Anna Maria Cecconi (Emma), Michele Benedetti (Leucippo), Gaetano Chizzola (Eacide), Massimo Orlandini (Gran Sacerdote).

Autografi non completi sono conservati a Parigi, presso il Conservatorio e a Bruxelles, Fondo Michotte. La prima edizione, del 1822, è di Artaria, Wien.

Il soggetto è tratto dall’omonima tragedia di Dormont de Belloy (1762).

Antefatto

L’intreccio del dramma si immagina preceduto da una complessa vicenda, che ha luogo nell’isola di Lesbo, dove Polidoro regna da lungo tempo circondato dall’amore del suo popolo, della figlia Zelmira e dello sposo di lei, il principe troiano Ilo. Approfittando della partenza di Ilo per una campagna di guerra, il signore di Mitilene, Azorre, invade l’isola deciso ad uccidere Polidoro per vendicarsi del rifiuto da lui subito quando, a suo tempo, ne aveva chiesto la figlia in matrimonio. Zelmira riesce a nascondere Polidoro in una cripta fra le tombe dei re di Lesbo. Poi, presentatasi ad Azorre, dichiara mentendo di odiare il padre e di sapere che egli ha trovato rifugio nel tempio di Cerere. L’invasore, fidandosi delle parole di Zelmira, dà ordine di incendiare il tempio, nella convinzione di far così perire il re tra le fiamme. Poco dopo, tuttavia, è lo stesso Azorre a cadere vittima di una congiura ordita contro di lui da Antenore, che aspirando ai due troni di Mitilene e di Lesbo lo uccide con la complicità di Leucippo. L’azione dell’opera ha inizio subito dopo l’assassinio.

Atto primo

La scena si apre sul mare, poco fuori le mura di Lesbo. I guerrieri di Mitilene piangono la tragica morte del loro comandante. Leucippo, fingendosi smanioso di immediata vendetta, chiede invano a gran voce di conoscere il nome dell’uccisore: i soldati rispondono di ignorarne l’identità. Col favore dell’esercito, Leucippo proclama allora Antenore successore di Azorre e complotta con lui per elevarlo al trono di Lesbo. I soli ostacoli ai loro progetti rimangono Zelmira e il suo figlioletto: i due decidono perciò di incolpare Zelmira della morte di suo padre e di Azorre. Zelmira è così costretta a difendersi dalla duplice accusa di assassinio e parricidio, alla quale perfino la fedele Emma dà credito sino a quando, accompagnata Zelmira nella cripta delle tombe, ne rivede il padre vivo. Zelmira e Polidoro, felici di riabbracciarsi, si confidano speranze e timori di fronte a una sorte tanto funesta.

Davanti al tempio di Giove il popolo accoglie frattanto il principe Ilo, ritornato vittorioso dalla guerra e impaziente di rivedere l’amata e il figlio. Quando i due sposi si incontrano, Zelmira dà mostra di essere in pena, ma non trova la forza di far subito partecipe il marito delle accuse che le sono rivolte. Antenore e Leucippo hanno così buon gioco nel fornire a Ilo la loro versione dei pretesi misfatti di Zelmira, che intanto allontana il figlio affidandolo alla protezione di Emma. Nella sala del trono, Antenore viene incoronato re di Lesbo tra il giubilo del popolo. Mentre Ilo cerca ansiosamente il figlio, Leucippo tenta di pugnalarlo. Zelmira si precipita sull’assassino e lo trattiene, ma Leucippo, approfittando perfidamente della circostanza, lascia l’arma nelle mani di lei e, a sua volta, riscuote Ilo come per proteggerlo da un colpo, facendogli così credere che proprio la sua diletta sposa, già macchiatasi della morte di Azorre e del padre, stava per uccidere anche lui. Nonostante si proclami del tutto innocente, Zelmira viene condotta in prigione.

Atto secondo

Nella sala del trono del palazzo reale, Antenore riceve da Leucippo, che l’ha intercettata, una lettera destinata ad Ilo, in cui Zelmira si difende e invoca il marito a salvarla. Dallo scritto è facile intuire che Polidoro è ancora in vita: Leucippo suggerisce perciò di restituire la libertà alla donna, per seguirne poi i passi. Frattanto, davanti alle mura di Lesbo, Ilo piange il suo amore sventurato, quando Polidoro gli compare di fronte, rivelandogli la verità dei fatti contro tutte le calunnie costruite a danno di Zelmira. I due si abbracciano affettuosamente e, mentre Polidoro rientra nella cripta delle tombe in attesa che il piano di riscossa possa attuarsi con sicurezza, Ilo si precipita a cercare la moglie. Zelmira intanto, trovandosi sciolta dalle catene e ritenendo che ciò si debba forse a un intervento del marito, finalmente convinto della sua innocenza, si confida liberamente con Emma. Antenore e Leucippo, che spiano il colloquio, vengono così a sapere che Ilo è al corrente della verità e sta operando per soccorrere Polidoro. I due malvagi, usciti allo scoperto, tentano perciò un estremo raggiro: facendole credere che suo padre sia già stato tratto in salvo da Ilo, costringono Zelmira a tradirsi rivelando il nascondiglio del re, che riescono così a catturare. Con coraggio e generosità, la sfortunata figlia offre la sua vita in cambio di quella del padre. Emma, appreso che Antenore intende uccidere quanto prima ambedue i prigionieri, corre invece ad affrettare l’intervento di Ilo.

La scena finale si svolge nelle prigioni di Lesbo. Zelmira piange l’infelice sorte sua e del padre, temendo l’abbandono dello sposo amato. All’improvviso una porta si apre: entrano Antenore e Leucippo, decisi a compiere il loro empio disegno. Giunge però un fragore di armi, mentre numerosi colpi vengono inferti alle mura. Antenore si scaglia su Polidoro, ma Zelmira, prontamente, estrae un pugnale per difenderlo. Finalmente, da un varco apertosi nel muro, entra Ilo con la spada in pugno seguito da Eacide, dai suoi guerrieri, dal popolo di Lesbo, e da Emma col piccolo figlio. Antenore e Leucippo sono trascinati via dalle guardie, mentre Zelmira può riabbracciare felice tutti i suoi cari.