La gazzetta
Soggetto
La gazzetta, dramma per musica in due atti su libretto di Giuseppe Palomba, rivisto da Andrea Leone Tottola, fu rappresentata per la prima volta al Teatro dei Fiorentini di Napoli il 26 settembre 1816.
Interpreti della prima rappresentazione furono Margherita Chabrand (Lisetta), Francesca Cardini (Doralice), Maria Manzi (Madama La Rose), Carlo Casaccia (Don Pomponio), Felice Pellegrini (Filippo), Alberico Cozioni (Curioni), tenore (Alberto), Giovanni Pace (Anselmo), Francesco Sparano (Monsù Traversen).
L’autografo è conservato presso il Conservatorio di Napoli.
Il soggetto è tratto dalla commedia goldoniana Il matrimonio per concorso (1763).
Atto primo
In un giardino parigino, tra «viali ombrosi, statue, fontane e più botteghe di varie bevande» passeggiano gentiluomini, Madama La Rose, Traversen e Alberto. Quest’ultimo è infastidito dall’infruttuosa ricerca di una donna che soddisfi i propri desideri, e le sue lamentele sono interrotte dall’arrivo del ragazzo dei giornali che porta “La gazzetta” con le ultime notizie. Alla ricerca di stuzzicanti novità, i personaggi si rubano a vicenda il quotidiano e si mettono a leggere. Proprio sulla gazzetta Don Pomponio, che giunge nel frattempo facendo sfoggio della propria ricchezza ed ambizione, ha fatto pubblicare un annuncio per maritare la figlia Lisetta. Tale annuncio suscita l’ilarità dei presenti che danno del «matto» e della «bestia» all’autore senza sapere che è quell’uomo appena sopraggiunto in «abito ricco e caricato». La gaffe si trasforma in una ulteriore occasione per continuare a prendere in giro Don Pomponio il quale tenta di difendersi dalle burle senza troppo successo.
Nella locanda di Filippo, dopo l’arrivo di Anselmo con la figlia Doralice, giunge l’esuberante e frivola Lisetta, preoccupata che il fidanzamento segreto con il locandiere venga messo a repentaglio dall’inopportuno annuncio di suo padre sulla gazzetta. L’arrivo di Alberto mette in moto il meccanismo degli equivoci: pensa che Lisetta sia la donna dell’annuncio ma deve ricredesi perché Filippo afferma di esserne lo sposo. Alberto rivolge allora la propria attenzione a Doralice credendo lei la donna della gazzetta: la confusione aumenta nel dialogo tra Don Pomponio e Alberto il quale, per darsi importanza, afferma di essere nientemeno che un discendente di Filippo il macedone. Don Pomponio è felice di poter maritare la figlia con un uomo dalle così nobili ascendenze ma deve contrastare dapprima le lamentele di Lisetta, che non vuole finire nel letto di uno sconosciuto, e poi la sua eccitazione nello scoprire il nome del futuro marito: Filippo. Alla vista di Alberto, che Don Pomponio aveva chiamato Filippo per far colpo sulla figlia, Lisetta rimane confusa e trascina nello sconcerto tutti gli astanti che ben presto perdono il controllo. Concluso il quintetto, si ritrovano in scena Madama La Rose e Doralice che decidono di prendersi gioco di Don Pomponio; quest’ultimo, per ripicca contro la figlia, ha deciso di escluderla dall’eredità risposandosi e facendo un altro figlio. Doralice, con l’ausilio di Madama La Rose, fa finta di cedere ai vezzi di Don Pomponio che la individua come futura moglie e viene conquistato dai suoi modi gentili.
Filippo cerca di confondere il sospettoso Don Pomponio facendogli credere di essere lo sposo di Madama La Rose e lo lusinga annunciandogli l’arrivo di un ricco Quacchero interessato all’annuncio della gazzetta. Il Quacchero altri non sarà che Filippo travestito; Lisetta, che sa del mascheramento ma non del presunto matrimonio del suo fidanzato con Madama La Rose, si crede ingannata e va su tutte le furie. Non accetterà alcun matrimonio con un Quacchero e con il suo atteggiamento sprezzante fa perdere la pazienza a Don Pomponio. Arriva Filippo travestito da Quacchero ed inizia ad ammirare le doti di Lisetta che però continua nel suo atteggiamento sdegnoso. Regna la più completa confusione: Filippo è preoccupato per il buon esito del suo progetto, Alberto non capisce più quale sia la figlia di Don Pomponio, Lisetta si rende conto di aver esagerato nel respingere Filippo. La tensione è al massimo, Filippo e Don Pomponio si fronteggiano mentre gli altri cercano di riappacificare gli animi.
Atto secondo
Traversen, sinora rimasto in disparte, si fa avanti chiedendo in sposa ad Anselmo la figlia Doralice. Alle rimostranze di quest’ultima, innamorata di Alberto, interviene Madama La Rose che, in modo esplicito, invita la giovane a cogliere questa sicura occasione. Alberto, che vede Doralice a braccetto con Traversen, si scopre tradito e va in cerca di Filippo per chiedergli consiglio. Nel frattempo il locandiere si incontra con l’amata e tra i due, dopo le prime schermaglie, si ristabilisce la pace: Filippo e Lisetta si promettono amore e felicità.
Alberto è solo con il proprio dolore e si scioglie in un canto in cui si alternano il tormento della gelosia e la speranza, una «voce tenera» che gli fa intravedere la lieta sorte. Ed è Filippo che lo solleva dalle ambasce rassicurandolo sull’amore di Doralice e proponendogli un nuovo trucco per prendere tempo e raggirare i due severi genitori: Anselmo e Don Pomponio. Quest’ultimo si trova al centro di un finto duello nel quale da eroe si trasforma in pusillanime che chiede armistizio e si defila appena possibile. La paura lo spinge ad affrettare i preparativi per la partenza mentre Lisetta cerca di prender tempo prima svenendo e poi fingendo d’impazzire. Con la scusa dell’arrivo di certi turchi, Filippo organizza una festa mascherata facendo balenare a Don Pomponio la possibilità di un nuovo e interessante incontro per la figlia. Il genitore è spaventato dall’idea di maritare Lisetta con un turco e Filippo gli fa intravedere la possibilità che il suo nome finisca accanto a quello dei potenti della terra. Don Pomponio si presenta alla festa mascherato da turco ma trova i quattro amanti tutti in costumi simili e non distingue Lisetta da Doralice e Alberto da Filippo; incomincia perciò ad irritarsi suscitando strepito e confusione così che i quattro possono allontanarsi. Madama La Rose rivela ai perplessi genitori e a Traversen che le coppie sono ormai fatte: non rimane che assolvere i giovani innamorati rientrati in scena per chiedere comprensione e perdono.