La Cenerentola, ossia La Bontà in trionfo
Soggetto
La Cenerentola, ossia La Bontà in trionfo, dramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti, fu rappresentata per la prima volta al Teatro Valle di Roma il 25 gennaio 1817.
Esecutori furono Giacomo Guglielmi (Ramiro), Giuseppe De Begnis (Dandini), Andrea Verni (Don Magnifico), Caterina Rossi (Clorinda), Teresa Mariani (Tisbe), Geltrude Righetti-Giorgi (Angelina-Cenerentola), Zenobio Vitarelli (Alidoro).
Gli autografi sono conservati presso l’Accademia Filarmonica di Bologna e presso la Fondazione Rossini di Pesaro.
Il soggetto è tratto da Cendrillon ou la petite pantoufle di Charles Perrault, con elementi dei libretti Cendrillon di Charles-Guillaume Etienne e Agatina, o la Virtù premiata di Felice Romani.
Per la replica del Carnevale 1821 al Teatro Apollo di Roma, Rossini scrisse l’aria di Alidoro.
Atto primo
Antica sala terrena nel castello di Don Magnifico, Barone di Monte Fiascone. Clorinda e Tisbe, le due figlie del barone, si agghindano pavoneggiandosi davanti a uno specchio. Cenerentola – il cui vero nome è Angelina, figliastra di Don Magnifico – è invece relegata come una serva vicino al camino, dove sta preparando la colazione per le sorellastre e per il patrigno. Canta una canzone malinconica, che irrita le due sorellastre. Bussa alla porta un mendico, sotto le cui misere vesti tuttavia si cela in realtà Alidoro, filosofo e precettore di Don Ramiro, il giovane principe di Salerno. Clorinda e Tisbe lo discacciano ma Cenerentola, commossa, lo ristora con del pane e del caffè, suscitando così le ire delle sorellastre. Irrompono dei Cavalieri, seguaci di Don Ramiro, per annunciare come il principe, volendo scegliere una sposa, stia per far visita a quella dimora, per condurre poi le figlie di Don Magnifico presso il suo palazzo. La notizia getta le due sorellastre nella più grande agitazione; congedano i Cavalieri, discacciano il mendico e ordinano a Cenerentola di preparare tutto quanto necessario per agghindarsi; il loro battibecco sveglia Don Magnifico, che si mostra irritatissimo verso le figlie. Esse hanno interrotto il magnifico sogno di un somaro che, volando, si poggiava su un campanile, come fosse un trono; sogno dal quale egli trae auspici di grande fortuna per la sua prole. Quando Clorinda e Tisbe gli raccontano dell’invito ricevuto, Don Magnifico crede di vedere realizzato il suo sogno; il matrimonio di una delle figlie con il principe risolleverebbe le sue disastrate condizioni economiche. Tutti si ritirano e nella casa fa il suo ingresso, inosservato, lo stesso Don Ramiro, travestito però da scudiero; la morte improvvisa del genitore lo ha costretto a interrompere i suoi viaggi, e il testamento del padre gli impone di sposarsi, pena la perdita dell’eredità. E’ stato Alidoro a indicargli che in quel palazzo troverà una sposa degna di lui, e a suggerirgli quel travestimento che deve giovargli a meglio indagare l’animo femminile. Nel vedere Cenerentola il principe è incantato dalla semplicità e dalla grazia della fanciulla, che sua volta sente attrazione per lui. Rimane invece stupito dalla goffaggine di Don Magnifico, che lo riceve in abito di gala. Ma ecco che, preceduto dai Cavalieri, fa il suo ingresso quello che tutti credono il principe, e che in realtà è Dandini, il cameriere di Don Ramiro, che ha scambiato il suo ruolo con quello del suo padrone. Con affermazioni esageratamente complimentose si dichiara conquistato da Clorinda e Tisbe, vistosamente abbigliate; le accompagna poi alla carrozza. Osservata segretamente da Don Ramiro, Cenerentola prega invano il patrigno di essere condotta anche lei, magari solo per un quarto d’ora, a casa del principe, e viene derisa per questo. A Dandini, tornato indietro, Don Magnifico racconta falsamente come quella sia una serva di bassissima estrazione. Ma ecco che si presenta Alidoro, in vesti da filosofo, portando con sé un registro da cui risulta che presso la casa di Don Magnifico vivono tre sorelle; il barone, confuso, per giustificare l’assenza della terza sorella si inventa la prematura morte di una delle figliole, e zittisce con minacce Cenerentola, che vorrebbe rivelare la verità; così tutti partono per la festa, tranne la fanciulla, disperata per la sua sorte. Rientra però Alidoro, vestito nuovamente da mendico, e invita l’incredula Cenerentola al palazzo del principe; per convincerla dismette le vesti di mendico e rimane con le sue vere vesti di filosofo; poi le spiega come lo sguardo divino sappia individuare e premiare la bontà, e la fa salire su una carrozza.
Gabinetto nel Casino di Don Ramiro. Dandini, recitando la parte del principe, si compiace con Don Magnifico della sua competenza in fatto i vini e lo invita a recarsi in cantina, promettendogli la nomina a cantiniere se saprà assaggiare trenta bottiglie di seguito senza perdere la lucidità. Clorinda e Tisbe cercano di conquistare i favori del presunto principe additandogli l’una i difetti dell’altra.
Deliziosa nel Casino del principe Don Ramiro. Don Magnifico ha superato la prova impostagli dal finto principe, ed è dunque stato nominato cantiniere. In questa sua nuova veste detta ai Cavalieri un editto che dovrà essere affisso in seimila copie per la città, e in cui si proibisce di mescere il vino allungandolo con l’acqua. Poi tutti partono a preparare il pranzo. Entrano Don Ramiro e Dandini, e il finto principe informa il finto scudiero che le figlie del barone sono un misto di insolenza, capriccio e vanità; Clorinda e Tisbe inseguono il presunto principe, e rimangono orrefatte quando Dandini prospetta loro la possibilità di maritare allo scudiero quella delle due che venisse da lui scartata come sposa. Si ode un richiamo da fuori, e Alidoro annuncia l’arrivo di una dama, incognita e velata, causando la gelosia delle due sorelle; si avanza infatti Cenerentola, splendidamente vestita; sollecitata da Dandini, si leva il velo, e tutti rimangono impressionati dalla somiglianza di quella dama con la umile serva di Don Magnifico; lo stesso barone, sopraggiunto, rimane di stucco, ma viene rassicurato dalle figlie, che escludono si tratti di Cenerentola e non temono la nuova concorrente. Dandini, che intende approfittare anche a tavola dei privilegi che il suo temporaneo ruolo di principe gli consente, invita tutti al banchetto.
Atto secondo
Gabinetto nel palazzo di Don Ramiro. I cavalieri si prendono gioco di Clorinda e Tisbe, che si illudevano di essere già quasi sul trono, e hanno trovato una impensata rivale nella bella sconosciuta. Infatti Don Magnifico è preoccupato per la presenza della dama incognita che somiglia a Cenerentola; confortato da Clorinda e Tisbe sulle attenzioni del principe nei loro confronti, si immagina la sua nuova vita presso la corte, riempita da questuanti pronti a pagare per ottenere favori e raccomandazioni. Dandini, nel frattempo, tenta di corteggiare Cenerentola, ma ne viene respinto; la fanciulla gli dichiara di amare invece il suo scudiero. Don Ramiro, che ha ascoltato in disparte il colloquio, gioisce del fatto che Cenerentola possa preferire lo scudiero al principe; ma ora è la dama misteriosa ad imporgli delle condizioni: egli dovrà cercarla e quando la avrà ritrovata nel suo vero ambiente, se ancora vorrà, potrà sposarla; nel congedarsi, gli consegna un bracciale, gemello di un altro che terrà con sé per farsi riconoscere. Colpito da queste parole, e scopertosi innamorato, Don Ramiro decide di riassumere il ruolo di principe, di vuotare il palazzo dalle donne arroganti che vi hanno soggiornato, e di volare alla ricerca di Cenerentola. Spetta a Dandini affrontare Don Magnifico, e rivelargli di essere in realtà un cameriere travestito da principe; il barone apprende così, stupefatto, deluso e indignato, che le aspettative di imparentarsi col principe sono una burla e che deve lasciare subito il palazzo.
Sala terrena con camino in casa di Don Magnifico. Cenerentola, nuovamente nelle sue umili vesti e accanto al fuoco, è assorta nella sua canzone e nella contemplazione del bracciale rimastole; viene raggiunta da Don Magnifico e dalle sorellastre, incolleriti per la piega presa dagli eventi e sospettosi per la somiglianza della fanciulla con la dama incognita. All’esterno infuria un temporale, che fa ribaltare una carrozza; è quella su cui viaggiano Don Ramiro e Dandini, tornati rispettivamente principe e cameriere, che bussano alla porta di Don Magnifico. Vengono accolti con tutti gli onori dal barone, che si rinfocola nelle speranze matrimoniali; Cenerentola scopre così che quello che riteneva lo scudiero è in realtà il principe, e viene a sua volta riconosciuta da Don Ramiro come la dama incognita, per il bracciale che porta al polso. La stupefazione generale lascia il posto all’indignazione da parte del barone e delle sue figlie, che non si capacitano di come le attenzioni del principe possano andare proprio all’umile serva; Cenerentola, dal canto suo, invita lo sdegnato Don Ramiro a perdonare quelle parole e a far trionfare la bontà; il principe la trae con sé alla reggia. Alidoro, che ha disposto tutte le fila della vicenda, invita Clorinda e Tisbe a chiedere la grazia ai piedi del trono, per tutti i soprusi compiuti contro la sventurata Angelina. Clorinda compiange la sua triste sorte, ma confida, data la sua giovane età, di riuscire nonostante tutto a trovare un marito con cui sistemarsi.
Atrio con festoni di fiori illuminato. Si celebra la festa nuziale fra il principe e Angelina; Don Magnifico e le sorellastre si prostrano di fronte alla fanciulla. Ma Cenerentola non vuole vendette; abbraccia e perdona coloro che le usarono tante angherie, spazzate via dal rapido mutar della sorte.