Il viaggio a Reims

Soggetto

Il viaggio a Reims, dramma giocoso in un atto di Luigi Balocchi, fu rappresentata per la prima volta a Parigi, al Théâtre Italien il 19 giugno 1825.

Interpreti della prima rappresentazione furono Giuditta Pasta (Corinna), Adelaide Schiassetti (Marchesa Melibea), Laura Cinti-Damoreau (Contessa di Folleville), Ester Mombelli (Madama Cortese), Domenico Donzelli (Cavalier Belfiore), Marco Bordogni (Conte di Libenskof), Carlo Zucchelli (Lord Sidney), Felice Pellegrini (Don Profondo), Francesco Graziani (Barone di Trombonok), Nicholas-Prosper Levasseur (Don Alvaro), Luigi Profeti (Don Prudenzio), Piero Scudo (Don Luigino), Maria Amigo (Delia), Caterina Rossi (Maddalena), Dotty (Modestina), Giovanola (Zefirino), Auletta (Antonio), Trévaux (Gelsomino).

 

Madama Cortese, proprietaria dell’albergo termale «Il Giglio d’Oro», a Plombières, invita gli inservienti ad occuparsi con solerzia dei preparativi per il viaggio a Reims che gli ospiti si apprestano a compiere, la sera del giorno stesso, per assistere all’incoronazione del nuovo re, Carlo X, che avrà luogo, come è tradizione, in quella città.

Dopo che Don Prudenzio, il medico dell’albergo, ha esaminato con cura le colazioni preparate per gli ospiti, per verificarne la conformità alle proprie indicazioni, e Madama Cortese ancora una volta ha raccomandato alla servitù di adoperarsi per il buon nome della locanda, interviene la Contessa di Folleville, graziosa parigina che «delira per le mode», amante del Cavalier Belfiore, aitante ufficiale francese. La Contessa è preoccupata perché non sono ancora giunti i suoi abiti da indossare per la grande festa. In seguito Luigino, cugino della Contessa di Folleville che doveva provvedere al loro ritiro, annuncia che la diligenza con gli effetti personali della nobile signora si è rovesciata, danneggiando il suo prezioso carico di scatole e cassette. A tale notizia la Contessa sviene, richiamando su di sé l’attenzione degli altri ospiti dell’albergo che cercano di rianimarla. L’arrivo di Modestina, cameriera della Contessa, con uno scatolone che si è inaspettatamente salvato nella rovinosa caduta della carrozza, rianima l’angosciata gentildonna, che si accontenta di aver recuperato, per la festa, un prezioso cappellino.

Nel frattempo il Barone di Trombonok, ufficiale tedesco fanatico per la musica ed eletto cassiere del viaggio dagli ospiti dell’albergo, prende gli ultimi accordi con il «mastro di casa» Antonio, affinché provveda ai bagagli e alle eventuali necessità dei viaggiatori. Entrano in scena Don Profondo, letterato membro di varie accademie, collezionista maniaco di antichità e Don Alvaro, Grande di Spagna, che presenta al Barone di Trombonok la Marchesa Melibea, bella vedova polacca di un generale italiano, di cui è innamorato, desiderosa di intraprendere il viaggio a Reims insieme con gli illustri membri della compagnia. L’arrivo del Conte di Libenskof, gentiluomo russo anch’egli innamorato di Melibea, ingelosisce Don Alvaro e la rivalità tra i due pretendenti viene espressa dichiaratamente in presenza di Melibea e di Madama Cortese, finché il canto di Corinna, improvvisatrice romana, altra ospite dell’albergo del Giglio d’Oro, giunge da dietro le quinte a placare gli animi accesi dai furori della gelosia.

Madama Cortese è preoccupata per il ritardo di Zefirino, il corriere inviato in cerca dei cavalli per il viaggio, e riflette sul caso di amore corrisposto, ma non dichiarato, di Lord Sidney, l’ospite inglese, per Corinna.

Lord Sidney sopraggiunge lamentandosi per le sue pene d’amore e Corinna, ricevuta per mano di Don Profondo una lettera, ne legge il contenuto; rassicura Delia, orfana greca a lei cara, sulle sorti del suo Paese, e la invita ad aggiungersi alla compagnia pronta per andare a Reims. Si accorge infine dei fiori disposti nella sua camera, pegno d’amore giornaliero di Lord Sidney.

Il Cavalier Belfiore, trovata sola la poetessa, tenta di conquistarla, forte delle sue provate capacità di seduttore. Don Profondo interrompe la scena deridendolo, e si appresta a compilare la lista degli oggetti di valore di proprietà dei viaggiatori, che il Barone gli aveva richiesto.

Dopo un veloce scambio di battute tra Don Profondo e la Contessa di Folleville, che intuisce il corteggiamento di Corinna da parte del Cavalier Belfiore, cresce l’impazienza di partire da parte dei vari ospiti, ma l’arrivo del Barone e di Zefirino getta tutti nello sconforto: non è possibile intraprendere il viaggio perché in tutta Plombières non esistono più cavalli da noleggiare o da comprare, dato il grande numero di viaggiatori che si stanno recando anch’essi a Reims, per la cerimonia.

Risolleva lo spirito della compagnia Madama Cortese, che porge ai suoi ospiti una lettera giuntale da Parigi da parte del suo consorte, nella quale si dà notizia dei grandi festeggiamenti che si stanno preparando nella capitale in onore del re, e che lo accoglieranno al suo ritorno: una occasione piacevolissima per consolarsi del mancato viaggio a Reims. La Contessa di Folleville offre ospitalità a tutta la compagnia nella sua casa parigina; la proposta viene accettata con entusiasmo, e si decide di partire il giorno successivo con la diligenza giornaliera per la capitale. Con parte del denaro messo insieme per il viaggio a Reims si organizzerà la sera stessa un convito aperto a tutti per festeggiare ugualmente l’incoronazione del re, e il resto si offrirà in beneficenza. Tutto si è dunque risolto, e il Barone tenta di ricomporre anche lo screzio tra il Conte di Libenskof e la Marchesa polacca, nato a causa di Don Alvaro.

I due innamorati si riconciliano e la scena si apre successivamente sul giardino illuminato dell’albergo, nel quale è stata imbandita una ricca tavola. Il mastro di casa Antonio apprende da Maddalena, la governante, che il Barone ha ingaggiato per allietare il convito una compagnia di musicisti e danzatori ambulanti, di passaggio per quella zona, che appaiono di lì a poco dando inizio, con canti e balli, alla festa.

Il Barone annuncia, come la regola impone ed è già stato concordato, una serie di brindisi negli stili musicali dei vari Paesi d’origine dei convitati, in onore del re e della famiglia reale. Viene infine richiesto da tutti i presenti, come degna conclusione della festa, un intervento poetico di Corinna. I convitati propongono dunque per l’improvvisazione della poetessa vari temi, in gran parte tratti dalla storia di Francia, tra i quali viene estratto a sorte da Melibea quello di «Carlo X, re di Francia».

Dopo la celebrazione in musica di Corinna, tra le acclamazioni generali al re e alla Francia, la rappresentazione si chiude con l’apoteosi della famiglia reale.