Il signor Bruschino

Soggetto

Il signor Bruschino è una farsa giocosa ricavata da Giuseppe Foppa dalla commedia francese Le fils par hasard(1808) di Alisan de Chazet e E.T. Maurice Ourry.

La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro San Moisè di Venezia il 27 gennaio 1813, interpreti Nicola de Grecis (Gaudenzio), Teodolinda Pontiggia (Sofia), Luigi Raffanelli (Bruschino padre), Gaetano del Monte (Bruschino figlio e Un delegato di polizia), Tommaso Berti (Florville), Nicola Tacci (Filiberto), Carolina Nagher (Marianna).

L’autografo è conservato a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale.

Atto unico

Giunto nel castello del vecchio Gaudenzio per rivedere Sofia, di lui pupilla, e trarla finalmente in sposa, Florville viene a sapere dalla cameriera Marianna e poi dalla stessa Sofia che il tutore l’ha destinata in moglie al figlio di un certo Signor Bruschino: nessuno conosce di persona il promesso sposo di cui si attende a momenti l’arrivo. Deciso ad ogni costo a troncare questo contratto, Florville, rimasto solo, si imbatte per un caso fortuito nel locandiere Filiberto. Florville viene così a sapere che il figlio di Bruschino è tenuto sotto chiave nella locanda perché ha fatto debiti per più di 400 franchi. Fingendosi cugino di Bruschino, Florville si offre di saldare il debito, a patto che Filiberto tenga ancora rinchiuso il ragazzo per qualche tempo. Congedato il locandiere, dal quale si è fatto consegnare la lettera di presentazione di Bruschino, Florville, il cui aspetto è ignoto a Gaudenzio, decide di sostituirsi a Bruschino figlio per sposare Sofia.

 

Per meglio ordire la beffa dà a Marianna una falsa lettera per Gaudenzio, nella quale Bruschino padre chiede al tutore di far arrestare il figlio perdigiorno e di trattenerlo nella propria casa, dandogli inoltre un’accurata descrizione del ragazzo. Così Florville, fattosi volontariamente trarre in arresto, comincia a recitare davanti al credulo Gaudenzio la parte di Bruschino, ostentando grande rimorso per i suoi misfatti. Ma ecco che sul più bello giunge Bruschino padre, infuriato per i guai combinati dal figlio. Florville, continuando la sua commedia, gli chiede perdono ma Bruschino naturalmente non lo riconosce e credendo di essere turlupinato vorrebbe chiamare il delegato di polizia; Gaudenzio ingannandosi pensa che il vecchio disconosca il figlio solo per acrimonia e finisce con l’irritarsi. Rimasto solo con Sofia, Gaudenzio le chiede di ricondurre alla ragione lo “snaturato padre”: ma ancora una volta Bruschino non recede e a nulla valgono i lamenti e le ragioni della fanciulla. Di lì a poco giunge il delegato e, per provare l’identità del nuovo Bruschino, viene confrontata una lettera del vero Bruschino con quella di Florville avuta da Filiberto: ovviamente la scrittura dei due fogli si rivela identica. Infine l’intervento di Filiberto, che si rivolge a Florville chiamandolo Bruschino, dilegua ogni dubbio e tutti infieriscono contro il povero Bruschino padre: questi rimane ancora più confuso e smarrito mentre Gaudenzio comincia a credere che egli non voglia riconoscere il figlio per non adempiere al contratto nuziale.

 

Quando tutti si sono allontanati, Filiberto torna a reclamare il saldo del debito importunando questa volta lo stesso Bruschino che scopre così tutto l’imbroglio ordito da Florville: Bruschino è deciso a svelare tutto, ma non appena apprende che Florville è figlio del senatore accerrimo nemico di Gaudenzio, decide di vendicarsi del tiro subìto e, riconoscendo il giovane come proprio figlio, lascia che questi sposi Sofia. Assicuratosi che Sofia ami realmente il presunto Bruschino, anche Gaudenzio finalmente acconsente alle loro nozze. Ma ecco che fa la sua comparsa il vero figlio di Bruschino. La sorpresa di Gaudenzio diventa rabbia quando apprende di aver promesso Sofia al figlio del suo peggiore nemico: ormai tutto è fatto e al vecchio tutore non resta che perdonare.