Bianca e Falliero

Soggetto

Bianca e Falliero, melodramma in due atti su libretto di Felice Romani, fu messa in scena per la prima volta a Milano il 26 dicembre 1819 al Teatro alla Scala.

Primi esecutori furono Alessandro de Angeli (Priuli), Claudio Bonoldi (Contareno), Giuseppe Fioravanti (Capellio), N.N. (Loredano), Carolina Bassi (Falliero), Violante Camporesi (Bianca), Adelaide Ghinzani (Costanza) e Francesco Biscottini (cancelliere).

L’autografo è custodito presso l’Archivio di Casa Ricordi.

Il soggetto è tratto da Blanche et Montcassin (1798) di A.v.Arnhault.

Atto primo

Una congiura ai danni del governo veneziano, ordita da potenze straniere, è stata sventata. Il ricco senatore Capellio, innamorato di Bianca (figlia dell’altro senatore Contareno), ne chiede ed ottiene la mano dal padre. Viene affisso per le vie della città il decreto, suggerito da Contareno, che punisce con la morte qualunque nobile veneziano abbia rapporti con gli ambasciatori di potenze straniere. Capellio è perplesso, ma il Doge ricorda le minacce che gravano su Venezia, nonché le voci secondo cui il generale Falliero sarebbe caduto sul campo di battaglia. Ma Falliero fa il suo ingresso in Piazza San Marco seguito dagli ufficiali.

Bianca gioisce per il ritorno del suo amato. Contareno annuncia alla figlia che in lei è riposta ogni speranza di risollevare le sorti della famiglia e che per lei ha scelto lo sposo più degno. Bianca crede che si tratti di Falliero e rimane atterrita quando sente il nome di Capellio. Contareno la richiama al suo dovere di figlia, minacciando di ripudiarla e di usare il proprio potere per rovinare la carriera del giovane eroe.

Falliero è convinto di potersi finalmente presentare in casa di Contareno come degno partito per Bianca. Bianca, angosciata, gli comunica che il padre si oppone alle loro nozze, ma gli nasconde le minacce paterne. Entrano il corteo nuziale, Contareno, Capellio e infine Bianca. La ragazza è rassegnata, ma al momento di firmare il contratto tenta di sottrarsi. Irrompe Falliero, che la rimprovera di essere spergiura. Contareno gli ordina di uscire.

Atto secondo

Bianca viene convinta dalla nutrice Costanza ad incontrare Falliero un’ultima volta. Nel loro colloquio gli ribadisce il suo amore ma insiste di non poter disubbidire al padre. Arriva Contareno e Falliero non ha altra via d’uscita che varcare il muro comunicante con il palazzo dell’ambasciata spagnola. Contareno vuol celebrare subito le nozze, ma Bianca cerca nuovamente di opporsi. Al suo rifiuto Capellio si allontana sdegnato per l’offesa ricevuta. Contareno infuriato vuole ripudiare la figlia. Giunge in quell’istante il cancelliere Pisani con una notizia sorprendente: Falliero è stato colto nel palazzo dell’ambasciatore spagnolo e per giudicarlo si riunirà immediatamente il Consiglio dei Tre.

Chiamato dinnanzi al Consiglio (composto da Loredano, Capellio e Contareno) il giovane generale non cerca nemmeno di difendersi. Interviene uno sconosciuto che si presenta quale «complice del reo»; questi altri non è che Bianca, che ribadisce il suo amore per Falliero. Contareno cerca comunque di farlo condannare ma Capellio, già contrario alla severa legge, ora si è convinto della sincerità dei due giovani. Il giudizio passa dunque al Senato intero, che assolve Falliero. Contareno tenta ancora di opporsi alla loro unione, ma ormai è troppo tardi: per non perdere l’affetto della figlia acconsente rassegnato all’unione dei due giovani.