Scopriamo Aureliano in Palmira

29 Luglio 2023
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Aureliano in Palmira, dramma serio per musica in due atti, è il titolo che apre la stagione carnevalesca del Teatro alla Scala il 26 dicembre 1813. A tirarne i fili l’impresario Ricci che se da una parte vuole cavalcare l’onda del precedente successo rossiniano sul palco scaligero ottenuto con La pietra del paragone, dall’altro decide di scommettere su un nuovo talento in campo drammatico: Felice Romani.

Il letterato genovese, allora venticinquenne, è un neofita come poeta di melodrammi e per il suo libretto trae spunto da Zenobia in Palmira di Gaetano Sertor musicato da Pasquale Anfossi (Venezia, 1789) e da Giovanni Paisiello (Napoli, 1790). Rossini, ventunenne, aveva già alle spalle una decina di titoli prodotti, compreso il successo milanese della sua opera buffa, ma gli veniva data per la prima volta un’occasione di tutto rilievo sul palcoscenico principale della capitale del napoleonico Regno d’Italia.

La prima rappresentazione di Aureliano non ottiene il successo sperato, opera che comunque non abbandona mai i palcoscenici italiani e stranieri, ma è l’occasione del celebre incontro del compositore con l’unico castrato per il quale ha composto un ruolo, Giovanni Battista Velluti, e come esempio emblematico degli autoimprestiti. Rossini infatti lascia che Aureliano sparisca dal suo orizzonte, usandola come materiale da lavoro nei due anni successivi: la sinfonia e alcune melodie dell’opera sarebbero presto diventate familiari a tutto il mondo attraverso il loro travaso prima in Elisabetta, regina d’Inghilterra e poi nel Barbiere di Siviglia.

L’opera è andata in scena al Festival nel 2014, nell’edizione critica della Fondazione Rossini, Will Crutchfield alla direzione e la regia di Mario Martone. La produzione, che ha vinto gli International Opera Awards come Best Rediscovered Work, viene ripresa quest’anno con la bacchetta di George Petrou.