L’intervista del mese

28 Dicembre 2022
230101ernesto

Ernesto Palacio è Sovrintendente del ROF dall’ottobre 2017, dopo esserne stato Direttore artistico e Direttore dell’Accademia Rossiniana.

“La mia prima volta a Pesaro? Ci sono venuto a metà degli anni Settanta, quando ho interpretato prima la Petite messe solennelle e poi La scala di seta con la regia di Bruno Cagli: il ROF non era ancora nato. Poi ci sono tornato nel 1991, questa volta da spettatore del ROF. Ero amico, oltre che collega, di Luca Canonici, Lucia Valentini e William Matteuzzi, che quell’anno cantavano a Pesaro. In programma c’erano Tancredi, Otello e Cambiale di matrimonio. La mia presenza costante al Festival è iniziata nel 1996, quando sono venuto assieme a Juan Diego Flórez che avrebbe dovuto cantare il ruolo di Ernesto in Ricciardo e Zoraide. Poi ricordiamo tutti cosa è successo, con il debutto di Juan Diego in Matilde di Shabran e il successo che lo ha lanciato come star internazionale sui palcoscenici di tutto il mondo. Io ancora facevo il cantante, e nel 1998 cantai proprio con Juan Diego all’Accademia di Santa Cecilia la Cantata per Pio IX, quella che eseguiremo per la prima volta al ROF questa estate. Mi sono trasferito a Pesaro stabilmente nel 2015, ed ho potuto conoscerla meglio. È una città tranquilla, dove si vive e si mangia bene, ma anche vivace, piena di stimoli”.

Come è stato il passaggio da cantante e poi agente a ruoli direttivi nelle istituzioni musicali? “Venendo a Pesaro ho chiuso il cerchio, passando da una parte all’altra della barricata: da cantante ed agente a direttore artistico, e poi sovrintendente. Aver ricoperto ruoli diversi mi aiuta molto ad avere una conoscenza ampia delle problematiche artistiche dai vari punti di vista, e ciò mi consente di prendere decisioni e risolvere i problemi in maniera molto veloce. Tutto ciò ci dà la possibilità di programmare con anticipo la nostra attività, il che è determinante per creare cast di livello degno della storia della nostra manifestazione”.

Quali sono gli obiettivi per il ROF del futuro? “Cercare sempre l’eccellenza, dai cantanti ai registi e i direttori. Il Festival ha una sua linea artistica che intendiamo mantenere, ma siamo aperti a nuove idee. Vogliamo evitare di creare un club ristretto di interpreti: siamo sempre alla ricerca di nuovi artisti capaci di aprire orizzonti inediti all’interpretazione rossiniana”.