L’intervista del mese

23 Aprile 2023
Patricia_

Conosciamo meglio Patricia Franceschini, responsabile Biglietteria e Promozione.

Qual è stato il tuo primo contatto con il mondo dell’opera?

Sono nata e cresciuta in Germania e la musica ha avuto sin dalla mia infanzia un ruolo determinante. In casa si ascoltava musica classica, lirica e di ogni genere, si cantava ed educare l’orecchio avveniva in modo naturale e giocoso ascoltando ad esempio un disco della fiaba musicata di Pierino e il lupo di Prokof’ev o una musicassetta della saga dei Nibelunghi. Rimasi in seguito affascinata dalla voce di Maria Callas, il cui inimitabile timbro fuoriusciva dagli altoparlanti del giradischi inondando la mia stanza. A pensarci trovo interessante quanto contassero nella vita quotidiana gli stimoli uditivi anche rispetto a quelli visivi.
Ma praticavo anche, cantando in una corale di bambini, da adolescente nel coro del duomo di Brema e uno dei miei più bei ricordi fu la partecipazione nell’opera per bambini Cinderella di Peter Maxwell Davies (1979) andato in scena al Theater Bremen nel 1982 e in altri palcoscenici della Germania del nord. Fu fantastico essere parte di una piccola troupe, imparare movimenti scenici, vestire costumi sontuosi, recarsi al trucco e respirare l’aria del dietro le quinte e del palcoscenico. Da spettatrice ricordo vividamente una messa in scena dell’opera Lulu di Alban Berg che vidi a metà degli anni ’80 sempre al Theater Bremen, la forza espressiva delle tonalità e dell’allestimento mi impressionarono molto. Ad incominciare da quegli anni ho continuato a frequentare più o meno assiduamente teatri d’opera in Italia e all’estero, luoghi che esercitano un fascino incredibile anche per la loro storia e bellezza architettonica.

Come sei arrivata al ROF? Raccontaci come è andata.

Vivevo da pochi anni in Italia, eravamo a metà degli anni ’90 e mi dividevo fra lo studio di Letteratura e Lingue straniere, corsi di formazione per operatori turistici e il lavoro stagionale di Interprete in lingua tedesca, inglese e spagnolo quando seppi di una selezione del personale per il ROF e sostenni l’esame di ammissione. Poco dopo mi chiamarono l’allora Sovrintendente Gianfranco Mariotti e il Direttore artistico Luigi Ferrari per un colloquio conoscitivo e in seguito mi affidarono la gestione dei Servizi di Biglietteria del Festival. Ne fui entusiasta dato che il ROF rappresenta a livello regionale un modello unico di laboratorio teatrale applicato e allo stesso tempo è uno dei più rinomati Festival d’opera su scala internazionale e costituisce l’ambiente ideale dove far confluire le mie competenze e passioni.

Sei responsabile della Biglietteria e della Promozione. Puoi spiegarci meglio in cosa consiste il tuo lavoro?

In effetti questa professione ha molteplici sfaccettature. Da un lato influiscono aspetti tecnici e strumentali per poterla esercitare ad incominciare dall’utilizzo e dalla gestione di un software apposito di Biglietteria. L’informatica è in continua evoluzione e una delle sfide è ad esempio l’interpretazione delle fattibilità di un sistema e saper individuare personalizzazioni adatte alle specifiche esigenze del Festival. Proprio quest’anno cambieremo il software di Biglietteria allineandoci alla sempre crescente richiesta d’acquisti online. Le mansioni comprendono poi quelle contabili e di carattere fiscale nei rapporti con la SIAE. Fanno parte dei miei compiti anche la formazione, l’inserimento e il coordinamento dei collaboratori della Biglietteria che nei mesi di maggiore carico di lavoro si aggiungono al mio ufficio, la stretta cooperazione con i colleghi degli altri reparti e la Direzione del Festival e la elaborazione e produzione di dati e resoconti. Un’altra parte del mio lavoro non meno importante e, anzi direi molto stimolante, è quella che dedico al pubblico del ROF. Mi piace molto intrattenere i rapporti con i nostri spettatori e gli operatori professionali provenienti da ogni angolo della terra. Le relazioni e gli aspetti umani sono per me di fondamentale rilevanza e curo la comunicazione e le esigenze dei frequentatori del Festival applicando anche le mie conoscenze linguistiche ed è davvero gratificante. Anche quest’anno non vediamo l’ora di accogliere gli spettatori per una nuova avventura rossiniana!
In questa ottica anche il lavoro della Promozione si unisce perfettamente a quello della Biglietteria e che si è aggiunta ai miei compiti dal 2007. Appartengono a questa sfera la diffusione di informazioni, attività e eventi da mettere a punto assieme agli uffici Comunicazione, Edizioni e Marketing  come anche la presentazione del Festival nei workshop e nelle fiere del settore del Turismo culturale. Riguarda poi iniziative particolari a cui ho contribuito come ad esempio l’introduzione del merchandising del ROF a partire dal 2012 e la costruzione di una rete con gli Istituti Italiani di Cultura all’estero con numerosi eventi che si sono realizzati sin dal 2013 e che comprendono masterclass, videoproiezioni delle nostre opere, recital di canto, conferenze e mostre fotografiche. Ricordo volentieri alcuni della prima ora come il recital di Paolo Bordogna presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò a New York accompagnato dal pianista Sean Kelly in presenza di molti dei nostri Amici e Sostenitori statunitensi, l’intervento di  Jessica Pratt all’IIC di Sydney, la partecipazione assieme ad una delegazione per la presentazione delle eccellenze marchigiane presso l’IIC e l’Ambasciata Italiana di Tokyo ma anche le videoproiezioni tenute negli Istituti di Vienna, Monaco di Baviera, Parigi, Dublino, Amburgo, Strasburgo, Buenos Aires e tanti altri.

Qual è il tuo più bel ricordo della tua esperienza al Festival?

È’ davvero non facile scegliere fra le tante esperienze vissute. Una tra tutte è sicuramente stato l’allestimento di Pierluigi Pizzi del Guillaume Tell con la direzione di Gianluigi Gelmetti nel 1995, anno in cui ho incominciato a lavorare al ROF. Eravamo al vecchio Palafestival, l’opera era ospitata sul palco dalle dimensioni generose con interpreti rossiniani di spicco come Michele Pertusi, Elizabeth Norberg-Schulz, Gregory Kunde, Daniela Dessì, Monica Bacelli e la partecipazione del Ballet Nacional de Cuba, le étoiles Alessandra Ferri e Josè Manuel Careño coreografati da Heinz Spoerli. Una produzione splendida e mammuth visto che si era trattato dell’esecuzione in versione integrale di più di quattro ore. Mi ricordo la sala di 1.300 posti gremita per tutte le recite, gli applausi scroscianti e di essermi molto emozionata nell’ascoltare i brani corali magistralmente interpretati da parte del Coro della Radio di Cracovia e del Coro da Camera di Praga e il solenne finale che inneggiava alla Libertà… sono stati momenti veramente magici… da brivido.

C’è un pensiero o augurio che vuoi rivolgere al prossimo futuro?

Il 2024, anno in cui Pesaro sarà Capitale Italiana della Cultura, cadrà anche il mio personale trentennale al ROF. La città si prepara sin d’ora ad accogliere al meglio le tante persone di ogni provenienza che vorranno far parte delle molteplici attività. Sarà bello vederle passeggiare nelle vie e piazze e ancora una volta gli spettatori affollare i nostri teatri per vivere quella speciale attesa che precede ogni alzata di sipario.