L’intervista del mese

20 Marzo 2024
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Conosciamo Adele Sbrega, addetta all’Ufficio Amministrativo.

Ci racconti le tue esperienze professionali prima dell'ingresso al ROF?
Dopo il diploma mi sono subito affacciata al mondo del lavoro svolgendo inizialmente impieghi part- time, per poi lavorare svariati anni come responsabile in una piccola attività commerciale nel settore della gioielleria. Al contempo mi sono laureata in Scienze Giuridiche presso l’Università degli Studi di Urbino, desiderando orientarmi verso una prospettiva occupazionale nel settore amministrativo.

Qual è stato il tuo primo contatto con il Festival?
In realtà è avvenuto per caso, a inizio dello scorso anno: mi stavo preparando a sostenere le prove concorsuali presso le pubbliche amministrazioni e, tra un bando e l’altro, la mia attenzione è caduta su una procedura della Fondazione per la ricerca di un addetto amministrativo. Ho inviato la candidatura senza pensarci troppo: conoscevo sicuramente il Rof per notorietà e prestigio ma ammetto (mea culpa!) non ne avevo mai seguito l’attività. Porto un bel ricordo del giorno del colloquio: sono rientrata a casa ripensando a quella appena trascorsa come un’esperienza costruttiva, consapevole di essermi avvicinata ad una realtà estremamente interessante e riproponendomi di iniziare a seguirne più attivamente le iniziative. Inutile descrivere la mia gioia nel momento in cui mi è stato comunicato di essere stata scelta a ricoprire la posizione!

Sei addetta all’Ufficio amministrativo. Ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro?
Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, esiste un importante lavoro che precede, e conclude, lo svolgimento del Festival e dei vari eventi che ne fanno da corollario. Sintetizzando, è possibile immaginare i molteplici aspetti necessari affinché la parte più gestionale e burocratica possa andare di pari passo con quella artistica, quali ad esempio gli adempimenti necessari alla regolarizzazione contabile e fiscale di artisti ma anche di aziende e personale che, a vario titolo, collaborano con la Fondazione, oltre alle comunicazioni ad enti previdenziali e assicurativi. In questi mesi ho avuto modo di constatare l’importanza di una fattiva comunicazione e collaborazione fra i vari uffici, e altrettanto fondamentale si è rivelato il sostegno dei colleghi che con grande professionalità e altruismo mi hanno aiutata ad allinearmi ad una realtà del tutto nuova, intercalando nozioni tecniche ad aneddoti e curiosità riguardanti il mondo della musica e del teatro. Insomma, un contesto articolato e del tutto peculiare, di certo stimolante, rispetto al quale tanto ancora dovrò apprendere!

Qual è il ricordo che ti è più caro della tua esperienza al ROF?
Direi che ricordo con particolare affetto il mio primo Festival in sé, che ho vissuto come un momento estremamente amplificato. Innanzitutto, senza voler risultare scontata, la collaborazione con tutte le persone con le quali ho avuto modo di relazionarmi è stata per me un’esperienza sorprendentemente positiva. Un’altra bellissima esperienza è senz’altro stata la prima volta in cui ho assistito alla messa in scena di un’opera, in occasione della prova generale: la possibilità di apprezzare da una prospettiva privilegiata una rappresentazione nel suo insieme, riuscendo a comprendere appieno come la passione e l’impegno di tante persone si concretizzino in uno spettacolo sorprendente. Non nascondo che alle prime note dell’orchestra ho provato una fortissima emozione, vissuta al contempo in connessione con il resto del pubblico in sala: la musica, con il suo linguaggio universale, è arrivata a tutti i presenti e mi sono sentita davvero grata di essere lì in mezzo a loro.