L’intervista del mese

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Conosciamo Loris Ugolini, responsabile Contabilità, Economato e Servizi informatici.

1. Ci racconti le tue esperienze professionali prima dell'ingresso al ROF?
A parte i classici lavoretti estivi che molti giovani, o meglio “burdel” come direbbe la vox populi di Piazza del Popolo, svolgono nella riviera Adriatica per avere una piccola indipendenza economica, la prima vera esperienza professionale si è concretizzata, post servizio militare, in una famosa azienda metalmeccanica pesarese, per non far nomi inizia con “Morbi” e finisce con “delli”, forse più famosa per il suo reparto corse motociclistiche che per la produzione di macchine per il legno, ma anche queste ultime di qualità elevatissima, tanto che un’altra nota azienda riminese ne acquisì il marchio nell’anno 1987, questo delineò l’inizio della fine del mio rapporto con la stessa, quando la produzione venne trasferita a Rimini lasciai il mondo della meccanica per quello della musica.

2. Qual è stato il tuo primo contatto con il Festival?
Il primo contatto con il Rossini Opera Festival è stato, credo come per molti pesaresi, da spettatore, nell’anno 1996 Matilde di Shabran al Palafestival, ho scoperto in seguito che quella produzione non sarebbe stata annoverata tra le produzioni “normali”, segnava infatti l’inizio della carriera del più grande tenore rossiniano di tutti i tempi. Esagero? Non credo. Un aneddoto, era una generale e i posti assegnatici erano stati occupati dal tavolo della regia, ci pensarono le maschere, sempre molto attente, a sistemarci.

3. Sei responsabile di Contabilità, Economato e Servizi informatici. Ci spieghi in cosa consiste il tuo lavoro?
In realtà non solo Responsabile di Contabilità, Economato e Servizi informatici, che come dice un commercialista amico, questa volta il nome non lo faccio, lo si fa con la mano sinistra, ma anche di tanti altri aspetti burocratici che vengono richiesti da istituzioni nazionali e locali per far sì che l’attività svolta dal Rossini Opera Festival sia la più trasparente possibile. Tutto questo si traduce molto semplicemente in “in cosa consiste il tuo lavoro?”…stressare i colleghi per raggiungere il risultato suddetto.

4. Qual è il ricordo che ti è più caro della tua esperienza al ROF?
Sicuramente tutte le persone conosciute negli anni e per accomunarle tutte, senza far torto a nessuna, ne cito una soltanto …. Gianfranco Mariotti, (piaggeriiia), davanti alla portineria del Teatro Rossini “Mariotti”, dico io, “ma in “una voce poco fa”… fa è un avverbio di tempo o voce del verbo fare?” “Un avverbio Loris, un avverbio” fa lui, “e togliti le vipere dalle tasche”, per via della funzione di economato svolta al Festival però la conclusione era sempre “an te sposè” esperienza docet. Mi immagino qualcuno, durante una qualsiasi cerimonia per onorarne la figura, salire sulla sedia e gridare “O capitano! Mio capitano!”.
Se posso…..(prego)….sono arrivato alla fine del mio percorso lavorativo, spero che, anzi no, sono sicuro che chi prenderà il mio posto lo farà con la stessa dedizione e preparazione, ricorderò con piacere tutte le persone che ho incontrato in questi anni e…..basta con la melassa ma grazie a tutti.