L’intervista del mese

22 Novembre 2023
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Daniele Vimini, vicesindaco di Pesaro, è Presidente del ROF dall'aprile 2018. In questi anni come è cambiata la manifestazione?
“Il ROF ha una sua storia gloriosa che lo ha posto tra i principali festival musicali a livello internazionale. Il Sovrintendente Ernesto Palacio è succeduto nel 2017 all’ideatore del ROF Gianfranco Mariotti (che ne aveva retto le sorti per 37 anni), e ne ha seguito la linea artistica, facendo fronte a momenti di enorme difficoltà generale (la pandemia, l’instabilità internazionale e i conflitti in atto) con polso fermo ed idee chiare. In tutto ciò, il Festival è rimasto saldo sulla propria strada, ma ha saputo anche rivolgere maggiormente lo sguardo a scenari nuovi. Mi spiego meglio: sino a qualche anno fa, l’obiettivo principale era portare il mondo al ROF, ovvero dedicare tutte le proprie energie a richiamare pubblico a Pesaro grazie agli spettacoli messi in scena d’estate. Dal 2018 in poi, a partire dalle iniziative di Rossini150 (le celebrazioni del 150° anniversario della morte del compositore), il ROF ha inaugurato un nuovo filone di attività (recital, videoproiezioni, masterclass, eventi, mostre, conferenze) negli Istituti di Cultura e nelle sedi diplomatiche italiane nel mondo che hanno diffuso in maniera capillare la conoscenza di Rossini, della sua musica e del Festival che la rimette in scena. Non solo il mondo al ROF, insomma, ma anche il ROF nel mondo”.

Due aspetti su cui il Festival ha lavorato molto in questi anni sono la destagionalizzazione e l'internazionalizzazione dell'attività: quali sono i risultati raggiunti? “Comincio dall’internazionalizzazione, aspetto che ho già affrontato nella domanda precedente. I risultati dell’attività di cui ho parlato sono abbastanza evidenti: una crescita della conoscenza del ROF in tutto il mondo, anche presso pubblici meno fidelizzati. E la creazione di preziose relazioni con istituzioni culturali di ogni tipo. Solo per fare due esempi tra i più recenti:  abbiamo creato stretti legami con Daegu e la Corea del Sud, ed ora ci apprestiamo a tornare a Shanghai, dove l’anno scorso una mostra sul Festival è stata ospitata per i tre mesi estivi nella metropolitana della megalopoli cinese, per siglare un accordo con il Conservatorio. Quanto alla destagionalizzazione, è un obiettivo che, sia come Presidente del Festival che come vicesindaco, ho sempre considerato prioritario per rafforzare il legame della manifestazione con il territorio. Ora le celebrazioni del Non Compleanno di Rossini, in febbraio, e la commemorazione della sua scomparsa, a novembre, sono appuntamenti fissi della programmazione artistica della città e sono affidate prima di tutto al ROF. Lo stesso Festival ha deciso di svolgere un maggior numero di attività nel mese di luglio, soprattutto nei borghi storici dei dintorni di Pesaro”.

Qual è stato il ruolo del Festival nei riconoscimenti conquistati da Pesaro in questi anni (Città creativa UNESCO per la musica e Capitale italiana della cultura 2024)? “Il Sindaco Matteo Ricci ripete sempre che senza la nascita e il successo internazionale del Festival la città non avrebbe potuto nemmeno aspirare ai prestigiosi traguardi che ha raggiunto in questi ultimi anni. Entrambi i riconoscimenti premiano una città che alla musica e alla cultura in genere ha dedicato una quota ragguardevole dei propri investimenti, ripagati da indotti economici e promozionali ancora più significativi. La città ospita manifestazioni di livello nazionale ed internazionale e si appresta a recuperare luoghi teatrali che renderanno il centro storico ancora più vivace ed accogliente per ogni tipo di evento. Qui parlo da vicesindaco, ma come presidente del ROF non posso nascondere che il ruolo propulsivo del Festival, e anche la sua capacità di definire degli standard qualitativi di eccellenza che producono un felice effetto di emulazione nelle altre iniziative cittadine, ha dato e dà tutt’ora una forte spinta alla crescita di tutto il sistema culturale del territorio”.

Come ti immagini il Festival e la città al termine dell'anno fatidico 2024? “Mi immagino un Festival che abbia superato con successo l’ennesima prova (il programma 2024, nell’anno di Pesaro Capitale, ha voluto adeguarsi all’eccezionalità del momento storico vissuto da tutta la collettività) e una città che abbia saputo cogliere questa enorme opportunità di crescita non solo culturale ed economica, ma anche civile e sociale. Mi immagino una comunità che abbia saputo unirsi e superare le inevitabili differenze nel nome di un orgoglio cittadino che vorrei ci unisse tutti nel nome della nostra città”.